In collaborazione con la Fundación Mateo Vilagrasa e Accademia San Felice Ltd (London)
ciclo di 24 Lieder su liriche di W. Müller
A quasi due secoli di distanza il regista Rainer Pudenz mette in scena il capolavoro Schubertiano cercando un confronto attuale che realizza inserendo un’opera del pittore spagnolo Mateo Vilagrasa e un recente lavoro ispirato alle stesse tematiche di Andrea Cavallari il quale “materializza” in musica il soggetto femminile, nascosto nei ricordi del personaggio principale del Winterreise.
L’opera di Mateo Vilagrasa è costituita da un grande pannello nel quale si intravede un busto femminile. Confronto e dialogo si fondono in un unico complesso spettacolo che trova l’incontro della visione storica con quella moderna.
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UNA GHIRLANDA DI ORRIBILI CANZONI
Nel mese di ottobre del 1827 il trentenne Franz Schubert invita i suoi amici rivolgendo loro le seguenti parole: "Venite oggi da Schober. Io vi canterò una ghirlanda di orribili canzoni. Sono ansioso di sapere cosa ne pensate. Esse mi hanno fortemente impressionato, più di quanto avessero mai fatto altre canzoni prima". Il termine "ghirlanda" assume qui un significato ambiguo: da un lato rappresenta un percorso musicale: un ciclo di canzoni legate tra loro da tematiche e musiche che, in modo differente rispetto a quello della "Schoene Muellerin" (La bella mugnaia) seguono una chiara trama. Schubert inventa qui inoltre il monodramma musicale. D'altro canto il termine rimanda al motivo della corona di fiori nel sepolcro e a quello della morte, entrambi fili conduttori del ciclo.
La prima reazione dell'auditorio composto dagli amici di Schubert, dopo la sua rappresentazione del "Winterreise" (Viaggio d'inverno), non fu unanime. I bruschi toni erano inusualmente troppo tetri, troppo audaci, troppo lontani dallo stile Bidermeier perché potessero degnamente rappresentare una socievole compagnia in una serata-autunnale. Solamente il conciliante Lindenbaum (Il tiglio) piacque e nel XIX° secolo come "Am Brunnen vor dem Tor" (Presso la fontana davanti alla porta) entrò nei "greatest hits" del coro maschile dei pro-nazionalisti tedeschi. Tuttavia gli ammiratori di Schubert iniziarono presto ad apprezzare anche le rimanenti canzoni, anche grazie alla magistrale esecuzione del cantante J.M. Vogl che divenne l'interprete principale di Schubert.
J. von Spaun, membro del circolo degli amici di Schubert, scriverà più tardi: "Canzoni tedesche più belle di queste non se ne trovano certamente ed esse erano nel vero senso della parola il suo canto del cigno. Da allora in poi egli ne rimase costantemente avvinto senza però che questo gli provocasse particolare inquietudine. Molti credevano, e credono forse tuttora, che Schubert fosse un'insensibile persona e che non si lasciasse coinvolgere emotivamente da niente. Coloro i quali meglio lo conoscevano sanno però perfettamente come egli si calasse nelle sue creazioni e come esse fossero frutto del suo dolore. Chi lo ha visto anche una sola volta in una mattinata intento a comporre, raggiante e con gli occhi lucidi, in altre parole come un sonnambulo, non potrà mai più dimenticare l'impressione avuta".
Oggi il "Winterreise", composto da un trentenne sognatore, sonnambulo e compositore instancabile (sono circa 600 le canzoni scaturite dalla sua penna) è considerata l'opera più radicale e irritante del preromanticismo europeo.
La trama assume ai nostri occhi caratteristiche tipiche del romanticismo: un viandante s'innamora, nel primaverile mese di Maggio, di una ragazza la quale ricambia, in un primo tempo, il sentimento. La donna tradisce però l'amato che viene anche emarginato dalla società borghese schierata dalla parte del rivale in amore. L'infelice protagonista, giunto l’inverno, fugge. Persino la natura si accanisce contro di lui. Solo la morte o forse l'arte sono in grado di consolarlo, un'arte molto povera che si manifesta nella figura di un "suonatore di lira". Così lontano, così triste, così romantico. Ma con esso Schubert irrompeva nel moderno. Quale origine aveva questa musica, fino ad allora mai udita, profondamente sentimentale e al contempo tanto radicale? Gli studi su Schubert hanno dato alcune risposte al quesito: le sue ambizioni per diventare vice-direttore d'orchestra a Vienna erano state deluse, aveva debiti, era afflitto da pene d'amore e da cefalee dovute alla sifilide, il suo idolo, li collega e compositore Beethoven, era morto, gli effetti della dittatura del Metternich erano ormai irrimediabilmente penetrati nel tessuto sociale... E solo un anno dopo moriva anche lui in seguito alle numerose avversità che lo avevano colpito, bramoso di morire nella realtà e non solo come in una delle sue canzoni. Queste però non sono spiegazioni che permettono di chiarire in modo soddisfacente l'alternarsi tra romanticismo e modernità presenti nell'opera. Una spiegazione plausibile, infatti, non esiste.
L’opera divina e il contributo del diavolo.
Se un compositore della Nuova Musica si avvicina al Winterreisen cosa può fare? E perché dovrebbe occuparsene? Sarebbe in grado di migliorare Schubert, di “modernizzarlo”? Il compositore Tedesco Hans Zender, ad esempio, ha creato una versione contemporanea del Winterreise di Schubert. Andrea Cavallari però ha intrapreso una strada completamente differente. Il divino Schubert rimane invariato, viene solo integrato con il fantasma del Winterreise: la donna. E anche con la presenza di un’altra musica. Il fantasma entra improvvisamente in scena, diviene visibile, vivo. Alle canzoni canoniche di Schubert accosta sette nuove trasposizioni musicali. Nel capolavoro di Schubert viene introdotta, con irritante intensità e determinazione, una prospettiva femminile e moderna che corrisponde proprio al motto del festival di quest’anno: “Aprire Venere”. Il titolo, infatti, annuncia: arte performativa e musica contemporanea devono essere contemplate attraverso l’esperienza e la sensibilità femminile. Cavallari utilizza frammenti del testo, di un testo che si è ormai staccato da Schubert senza tuttavia negarlo. La sua musica rimanda alla Seconda Scuola Viennese: linee atonali e discontinue dei canti si scontrano con frammenti lineari e apparentemente tonali di viola e pianoforte. Il connubio Schubert-Cavallari sorprendentemente non evidenzia il familiare romanticismo tipico di Schubert. Piuttosto, viene valorizzato l’altro aspetto del musicista: i passaggi nei quali egli, come attesta Achim Görres, supera di gran lunga iI confine del familiare. Il Tonraumarbeit mostra talvolta divergenze rispetto al venerato Beethoven e si muove con maggior forza in direzione di Debussy. Alcune canzoni come “Die letzte Hoffnung (L’ultima speranza) sono strutturate tramite intervalli definiti e costituiscono un’anticipazione del metodo della serielle composizione. Non rimanda, forse, il segnare-il-passo nel “Leiermann” (Il suonatore di lira) alla “musica povera” di Eric Satie?
I Testi
Grazie alla nuova trasposizione musicale risulta chiaro che è immaginabile un Winterreise senza Schubert, il testo emerge da sotto la musica. Chi può dire chi scrisse i fantastici testi del "Winterreise"? Fu Wilhelm Mueller, il sesto figlio di un sarto. Egli morì giovane come Schubert, all'età di 32 anni. Conobbe Brentano e Tieck, fu massone e odiò Metternich. L'Austria era praticamente uno stato poliziesco. 10.000 agenti segreti fornivano a Metternich informazioni relative ai sudditi. L'opposizione degli artisti si era quindi dovuta adeguare e aveva imparato a mascherarsi sotto forma poetica per far passare critici messaggi rivolti alla censura. Le "Poesie delle carte postume di un viaggiatore suonatore di corno" (Gedichte aus den hinterlassenen Papieren eines Reisenden Wald...) di Mueller, dalle quali Schubert trasse i testi del Winterreise, apparvero nel 1822 nel giornale letterario Urania, che era stato censurato. Pare che Schubert si fosse procurato il giornale illegalmente. La metafora centrale sul gelo (Kaeltemethaper), il tetro panorama sociale dei cittadini che russano rigirandosi nel letto tormentati da sogni irrequieti, l'esclusione dell'Io lirico, non sono quindi da imputare solo alla delusione amorosa. Essi rappresentano il panorama di una società in piena Restaurazione
Kammeroper Frankfurt
La KO di FFM, "uno dei più quotati complessi teatrali privati di musica in Germania" si occupa dei generi dell'opera, Opera Buffa, “Singspiel” e Operetta. Lo scopo delle rappresentazioni, sempre in lingua tedesca, è quello di mostrare allo spettatore un avvenimento artistico-voluttuoso, un accesso diretto ed un'intensa esperienza attraverso le opere musicali. Da ormai 30 anni, sotto la brillante guida di Rainer Pudenz, ogni nuova messa in scena ha mostrato come uno spettacolo teatrale di alto livello possa essere realizzato anche senza il ricorso a costi esorbitanti. Intensità ed effetto di una sceneggiatura non dipendono infatti in particolar modo dal denaro investito, bensì dalle idee. Quattro sono le colonne portanti nella gloriosa storia della Kammeroper: coraggio, ideali, creatività e spirito di squadra, elementi che suppliscono tutto quello che non è sostenuto dal budget.
Molti giovani artisti che si sono esibiti per la KO cantano e recitano oggi per grandi istituzioni quali la Scala di Milano, la Staatsoper di Vienna o la Komische Oper di Berlino, come sottolinea, non senza un pizzico d'orgoglio, Rainer Pudenz, il regista e fondatore della KO.
Molti i luoghi delle produzione e rappresentazioni all’aperto della KO, come per esempio monasteri, cortili di castelli di diverse cittadine, il Palmengarten di FFM, una strada bloccata a FFM e altri posti inusuali. Nel panorama delle rappresentazioni vengono proposte opere facilmente accessibili ad ogni tipo di pubblico, permettendo di instaurare tra spettatori e opera un rapporto stretto e cordiale. Questo legame è particolarmente evidenziato dall'enorme successo raggiunto dagli spettatori open-air. Le produzioni, anticipate da prove concentrate prima di ogni rappresentazione, sono infatti diventate di culto sia nella città di FFM che in altri luoghi.
Nella KO l'opera ha lo scopo di colpire immediatamente tutti i sensi, così come inteso originariamente. A tale scopo concorrono perfettamente il sensibile quanto impertinente stile della messa in scena di Rainer Pudenz, con costante attenzione alla comicità, la rappresentazione in lingua tedesca e la poco ortodossa creatività riscontrabile nei costumi ideati da Margarete Berghoff. Gli addetti ai lavori per la preparazione delle manifestazioni sono costantemente coinvolti al raggiungimento di una buona e fedele riuscita dell’opera.
Il loro repertorio rende omaggio principalmente ai grandi nomi dell'opera comica: Rossini, Donizetti, Offenbach, Mozart, Bizet e Verdi ma anche alla musica contemporanea, soprattutto sotto forma di collaborazione con il compositore in residenza Andrea Cavallari. Cavallari, oltre al Winterreise, ha realizzato ulteriori opere nella e per la KO, ad esempio "La strada" (seguendo la trama del film di Fellini) e il quartetto d'archi "Unbefleckt" (Senza macchia).
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Ringraziamo l'Ufficio di Scienza e delle Arti della città di Francoforte, la casa editrice e tipografia Otto Lembeck, sistemi Ingplan Ingenieurplanung HVAC, in ordine Prof. Dr. Peter, Dolce e Lauda, Peter Zizka, il Teatro Willy Praml, il Giardino delle Palme, il Mousonturm e gli Amici della Camera all'Opera di Francoforte per il loro gentile e diponibile supporto.